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Rosada Letizia Zangri

[…] per nostra disgrazia, noi non siamo come l’albero che vive e non si sente, a cui la terra, il sole, l’aria, la pioggia, il vento, non sembra che sieno cose ch’esso non sia: cose amiche o nocive. A noi uomini, invece, nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta: di prendere cioè come una realtà fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita, mutabile e vario, secondo i tempi, i casi e la fortuna [...]
E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sè acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che projetta tutt’intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce
(L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal, 1904 Milano, Garzanti Editore)

Rosada: guerriera seppur con le sue ferite, forte con tutte le sue debolezze, consapevole delle frustrazioni che l'hanno condotta a raggiungere gli obiettivi della vita.

Il percorso di un artista è sempre caratterizzato dal superamento continuo dei propri limiti.

Questo è destabilizzante dal momento che si nasce in un mondo già bell’e fatto, che ha le sue regole, le strutture e convenzioni sociali, i suoi ruoli.


Ogni individuo e ancor di più ogni artista, affinché possa trovare la sua dimensione, deve sperimentare le molteplici sfaccettature che la sua identità viene ad assumere a contatto con questo mondo artificiosamente e oggettivamente costruito.


“Scaraventata” nel mondo della danza, fin da bambina, Rosada si caratterizza per la sua forte determinazione.

La sua maschera è quella della guerriera, della combattente, ma che nasconde dentro di sé le frustrazioni e le debolezze di non poter esprimere la sua vera natura, quella autentica.

I primi tempi, quelli della sua giovinezza, sono caratterizzati da un’incessante ricerca di affermazione, di consenso, di conferma, che Rosada vorrebbe trovare nell’opinione altrui. Molte volte questo la porta a distaccarsi dal mondo esterno e osservare da "spettatrice" la sua vita.

È come se quella piccola donna cercasse di difendere a spada tratta la sua autentica natura, urlandone a gran voce l’autenticità ad orecchie "sorde".

Ma le lotte inevitabilmente portano ad una sconfitta. Lottare con una parte di sé significa eliminare completamente, uccidere, disintegrare, una parte del nostro essere che se è stato parte di noi, sicuramente vi sarà stato un motivo.


Rosada ha imparato a mantenere la sua natura provando ad integrarsi in un mondo rumoroso, fagocitante e tanto diverso da lei. Ha imparato a convivere con i giudizi altrui prendendoli altresì come momenti di una sua crescita personale e ringraziandoli per quello che le avevano insegnato.


In questo conflitto molto attuale tra l’essere ed il mondo ho riscontrato la tematica pirandelliana del conflitto tra forma e vita: l’individuo ha un’inderogabile bisogno di sentirsi vivere che viene bloccato dalla difficoltà nel vedersi rappresentato in un ambiente incapace, molte volte, di accogliere il vero sé.

Togliere la maschera acquista il significato di diventare consapevoli spettatori del gioco della vita.

Seguendo la linea pirandelliana della ricerca sull’identità sono arrivata alla conclusione che Rosada rappresenti nel suo essere Mattia Pascal.


Il protagonista dell’opera “Il fu Mattia Pascal” è un piccolo eroe pirandelliano: sperimenta il suo vero essere ma anche il suo alter ego. È in grado di vivere entrambe le sue vite consapevole che il percorso della vita di ogni individuo viene a dipendere dalla molteplicità delle identità che egli sperimenta.

E allora vada pure che Mattia Pascal lasci il posto “al fu Mattia Pascal” per divenire Adriano Meis e che questo sia un emerito fallimento e lo faccia "resuscitare" in Mattia Pascal. E vada pure che le sue identità cozzino tra loro. L’importante è sperimentare, sperimentarsi, abbandonarsi ai sentimenti seppur dolorosi o frustranti.

Lasciare che i momenti scorrano attraverso la nostra esistenza e accettarli consapevolmente permette di essere liberi. Liberi di vivere l propria vita.




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